Sydney 26 gennaio 2006

Come al solito mi sveglio presto, sta diventando una costante di questi primi giorni in Australia. Altra costante è il dormire male, ancora una volta l’aria condizionata a palla sulla mia faccia, girati e dormi sotto al piumino, dico piumino per tutta la notte. Esco presto, la mia intenzione è quella di farmi una bella camminata ed arrivare a King Cross per comprarmi un po di paninetti con l’uvetta ed il ginger. Vedo pochissima gente per strada e mi ricordo che è l’Australian day. Il bello è che tutti i palazzi, negozi, persone, autovetture, hanno qualche cosa che ricordi la bandiera Australiana. Mi fa morire una famiglia dove il padre aveva la classica maglietta con la bandiera, la madre aveva la borsa e la pipetta nel passeggino aveva il cappello sempre raffigurante la bandiera australiana. Arrivo a King Cross , faccio colazione e compro i paninetti. Tornando verso l’ostello e volendo tagliare per Hyde Parck mi imbatto in una sfilata di vecchie macchine e moto….bellissime ma come un coglione ho lasciato la macchina fotografica in ostello. Ci sono vari stends dove ti danno la bandiera australiana e il programma degli spettacoli che si svolgeranno a Sydney e dintorni in quel giorno. Ne sono molti ma anche molto distanti da loro, il centro di tutto è il villaggio olimpico dove si accentrano molte manifestazioni. Ore 11.00 puntuali ci si vede in stazione con Sara. Si è comprata un supermegaiper zaino: credo che all’interno ci sia un vitello ed una piscina…vedremo. Si parte. Se vi dicessi che all’interno del treno ho dovuto mettere la felpa mi credereste? Non capisco questi australiani quanto gli possa piacere il freddo. Cmq il treno è comodissimo ha i sedili molto distanti ed è molto pulito. Il problema principale è che va di un lento ma di un lento che ci hanno tamponato i moscerini. Da Sydney si arriva a Wauchope che al solo pensarlo sto nome mi si attorciglia il cervello. Da lì per andare a Port Macquaire dobbiamo prendere un autobus. Aspettiamo nella stazione e ne approfitto per andare al bagno. Qui scopro una cosa che non sta ne in celo ne in terra…come da foto, lo scovolino per pulire la tazza era appeso dietro la porta in bella vista…da vomito. Altra cosa sono delle piante. Da quello che mi spiegano non sono ne parassiti ne vere e proprie piante, sono come delle vasche che raccolgono acqua e danno sostentamento alle foglie.Ci mettiamo buoni buoni ad attendere l’arrivo dell’autobus. Allora gli autobus australiani sono grossi, hanno il paraurti grande per tutti gli animali che attraversano la strada ed hanno una rete protettiva per un terzo del parabrezza sempre per proteggere il mezzo da incontri ravvicinati con bipedi, quadrupedi e volatili. Gli autisti, e sarà una costante di tutti gli autobus che prenderò lungo tutto il viaggio, tendono a manie di protagonismo, si credono i padroni del mondo nel momento in cui tu hai bisogno di loro. Fatto sta che devo riconoscere a tutte le compagnie una organizzazione perfetta e la pulizia dei mezzi. L’autista del nostro autobus ci carica gli zaini quasi scocciato e ci dice quali sono i nostri posti. Saliti a bordo incontriamo dei pinguini che avevano freddo…azz aveva sparato l’aria condizionata a 1000. Oltre al freddo pare di essere in un reparto geriatrico: tolti me e Sara il più giovane avrà avuto 70 anni. Si parte. L’autista fa un discorsetto sulle cinture di sicurezza che riassumo in queste poche parole:” Se ve le mettete ben, se non volete metterle cazzi vostri io ve l’ho detto e se vi fate male o sale la polizia e vi fa la multa io non ne voglio sapere niente”. Il perché delle cinture lo capisci dopo 1 chilometro dalla partenza. In Australia ci sono tantissimi divieti di velocità…ma questi con dei bestioni del genere ti tengono i 50 chilometri orari anche in curva….e vi assicuro che in più occasioni ho visto scorrere tutta la mia vita nella mia mente pensando che fosse finita. Durante il tragitto l’autista chiacchiera al microfono con gli ospiti del mezzo, li intrattiene, questo l’ho dedotto visto che non ho capito na parola. Ci fermiamo in una stazione di servizio ed ho avuto il primo incontro ravvicinato con un canguro ma soprattutto con un cartello di cui lascio a voi il commento. Arriviamo alla stazione degli autobus di Port Macquaire e chiamiamo l’ostello per farci venire a prendere. L'ostello è quello della YHA. Arriva un uomo con un simpatico pulmino e prima di portarci in ostello ci fa fare un giro turistico per la piccola cittadina che sembra molto tranquilla e carina. L’ostello è piccolo, carino con tutti i confort ma i locali sono caldi, non c’è aria condizionata, non so se è un bene o un male. In camera c’è il classico ventilatore. Facciamo una doccia, ci cuciniamo due penne e si va a fare un giro. Peccato che sia notte e non si vede molto delle spiagge. Ci fermiamo al Bar 66 a bere qualche cosa e guarda caso il bar è gestito da italiani. Mangiamo una fetta di torta al cioccolato buonissima ma soprattutto, vuoi perché eravamo italiani, vuoi che le porzioni lì le fanno così, insomma la fetta pesava un paio di chili. La cosa bella è che abbiamo bevuto un bel chinotto San Pellegrino…eravamo a casa. Compriamo qualche cosa per la colazione e si va a nanna, dire che siamo cotti è dire poco.

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