Sydney 16 gennaio 2006

Arrivo a Sydney. E’ sera. Gia da 1 ora prima che atterrassimo sul video ci fanno passare un filmato di quel famoso personaggio che gioca con gli animali pericolosi, si vede spesso sulla LA7, gioca gioca alla fine ci ha lasciato le penne, cmq dice di non portare alimenti o materiale in pellame a terra e se hai qualche cosa da dichiarare fallo altrimenti puoi essere soggetto a sanzioni pesanti. Atterriamo piove. cazzo ma devo venire a Sydney per prendere la pioggia, cmq la vedo solo dai vetri. Alla fine della passerella c’è un bidone enorme pieno di cose da mangiare che la gente butta per non correre rischi ai controlli. Io per non sapere ne leggere e ne scrivere ho compilato il foglio che ti danno a bordo dichiarando delle medicine…hai visto mai? Mentre attendi di passare la dogana ci sono delle persone in divisa che con dei cani e gli fanno annusare i bagagli passando tra chi arriva dai vari gates,. Tocca a me. La paura di non capire una mazza c’è ma mi sono preparato un discorsetto, si ma se mi dice qualche cosa e non la capisco?….male che vada prendo il vocabolario. Arrivo allo sportello, faccio vedere la carta. Chiamano una signora che mi accompagna ad un tavolo appartato e mi dice di mostrargli le medicine che ho con me. Le controlla tute, gentilmente me le ripone nella busta che le conteneva, mi dice grazie e mi lascia andare. Esco nel salone dell’aeroporto, ci sono una marea di famiglie con palloncini e festoni che aspettano i loro cari…cazzarola mi fa sentire solo sta cosa, vedere che molti hanno qualcuno che li aspetta ed io lì spaesato fino al midollo. Arrivo alle porte scorrevoli e come si aprono…..un pugno in faccia mi avrebbe fatto meno male. Sono partito da Roma con massimo 7 gradi, indossavo ancora i jeans e la polo a maniche lunghe, quando si sono aperte le porte ho incominciato a sudare immediatamente: 27 gradi ed una umidità incredibile. OK lo sapevo che era estate ma…non me lo aspettavo. Non so che giorno è, sul biglietto aereo c’era scritto che sarei arrivato il 17 ma sull’aereo continuavano a dire che era il 16…sarà!!?? Come un disperato cerco di capire come organizzarmi per andare a King Cross, è la zona dove si trova il mio ostello. Prima di partire avevo fatto una ricerca su internet per vedere un ostello conveniente e che fosse nella zona centrale di Sydney anche per facilitarmi gli spostamenti, ne avevo trovati alcuni, avevo chiesto qui sul forum, mi ero indirizzato verso il Globe anche se Giò non ne aveva avuto una buona impressione vedendolo da fuori. OK mi sono detto uno vale l’altro. Ero fermo alla stazione degli autobus fuori dall’aeroporto e chiedevo ad ogni autista che passava se quello era l’autobus che poteva portarmi in zona King Cros. Qui ho capito per la prima volta che il mio inglese scolastico non serviva ad una mazza. Un paio non li ho capiti, un pò mi hanno detto che non era il bus giusto alla fine uno mi ha fatto capire che c’erano dei bus navetta privati che si trovavano alla fermata 9. Ci vado, sotto la pioggia e trovo altri ragazzi con zaino e soprattutto con quello che secondo è l’elemento caratterizzante dei backpackers….le infradito. Arriva un tipetto basso grassoccio gli dico che devo andare a KC al Globe, non so cosa mi ha risposto ma ho capito solo :”Yes 10 dollars”. Saliamo in 10 su quel pulmino, il tizio guida in modo anarchico ma l’ora tarda lo permette. Arriviamo a KC……il mio incubo si fa realtà!!! Pensate ad un poro cristo che viaggia da ormai 24 ore, sudato da morire, stanco, affamato e puzzolente, scende sotto la pioggia , anzi diciamo abbandonato sotto la pioggia, manco un cane viene lasciato così, si trova di colpo in una strada di una città dove non conosce nessuno, parla pochissimo la lingua ma soprattutto la strada è piena di puttane, tossici, ubriachi e locali a luci rosse….l’unica cosa che mi è venuta in mente è stata:”NDO CAZZO SO CAPITATOOOOOO, VOGLIO TORNARE A CASA!!!!”. Questo stato confusionale dura circa un paio di minuti, come un imbecille mi giro a guardare tutto quello che mi circonda cercando di farmene una ragione e soprattutto di riordinare le idee e soprattutto le forze. Il Globe è proprio dall’altra parte della strada dove mi ha lasciato l’omino. Ha un cancello giallo anonimo, come molti altri della strada, messo tra una pizzeria ed un venditore di non ricordo più cosa. La porta è chiusa. Come chiusa?...e adesso? Fortunatamente esce un ragazzo e mi apre il cancello. Fatte le scale trovo una seconda porta a vetri chiusa. Gia la cosa incomincia a stufarmi. Sento l’odore che arriva dalle stanze. Lo ricordo perfettamente, un misto di puzza di piedi e un mix di bevande alcoliche, diciamo che spaziava dal vino alla birra per finire a qualche cosa di veramente alcolico. Un ragazzo mi vede e mi apre, gli chiedo subito dove sta la reception e lui mi dice che è chiusa….come chiusa? Ma qua è chiuso tutto? Mi aggiunge un discorso di circa 5 minuti di cui non capisco nulla, alla fine io gli dico che avevo prenotato. Non so come e quando mi dice che avrebbe chiamato una ragazza. Mentre aspetto vedo che l’ostello è frequentato da ragazzi molto giovani, dediti a bere, quasi tutti con una bottiglia di birra o vino in mano, ed ascoltano musica tecno a palla…la cosa mi preoccupa per la notte. Arriva la ragazza che mi dice che sarei dovuto arrivare il giorno dopo. Ma insomma che giorno è? Alla fine mi dice di stare tranquillo che mi avrebbe sistemato. Mi da le lenzuola e la federa e mi accompagna in camera. Accende la luce, c’è gente che dorme e che non so quanti colpi mi avranno mandato. Mi fa vedere il letto. La camera. Dalle mie parti si dice:” sulla scottatura l’acqua calda”, mi spiego, non bastava l’incubo avuto per strada, mi ci voleva anche questa?....la puzza era indescrivibile, mucchi di panni negli angoli…un giorno credo di averli visti muovere quei panni, la finestra dava sulla strada, che culo, come unica fonte di sollievo al caldo c’era un ventilatore a piantana che faceva un casino indescrivibile. Nella stanza c’era un lavandino e degli armadietti che avevano rifiutato anche i baraccati del terremoto in Irpinia per quanto erano messi male. Cmq quello era e quello mi prendevo. Non vedevo l’ora di farmi una doccia, non sistemo nulla, faccio il letto prendo il telo da bagno, tutto ciò che mi occorre e vado al bagno. Altro trauma. A parte la serratura che non chiudeva ma la vasca dove avrei dovuto fare la doccia aveva uno strato di nero dovuto a non so cosa, per non parlare della collezione di peli pubici che contornava il tutto. Niente puzzerò ma la doccia nun me la faccio. Vado a dormire. Crollo. Mi sveglio molto presto. Mi faccio coraggio affronto la vasca e provo a lavarmi, ci riesco. Riprendo consapevolezza di chi sono e dove mi trovo. Grazie ad un intervento divino riesco a parlare con casa. I telefoni sono una cosa strana in Australia. Esistono un numero immenso di carte telefoniche prepagate, con la possibilità di acquistare traffico telefonico, insomma, se vuoi telefonare all’estero ce ne sono di modi, e puoi acquistarli ovunque, si ma poi al dunque?...so cavoli! Un povero ragazzo di un negozio è stato 20 minuti a spiegarmi come funziona. Prima immetti il codice della carta, poi del pin, poi della città dove chiami, poi della nazione dove vuoi chiamare e senza mettere lo 0 il prefisso della città seguito dal numero. Piccola cosa da sottolineare è che per molte carte devi mettere 50 centesimi di dollaro prima di chiamare, se la chiamata cade o fallisce ti si fottono i 50 centesimi…alla fine per una telefonata in alcuni casi ho speso anche 3 dollari. Cmq chiamo casa e mi meraviglio della qualità della telefonata, tutti mi dicono che si sente come se fossi dietro l’angolo. E’ bello sentire la voce delle mie donne. Sono appena le sette del mattino, voglio fare colazione. Trovo un panificio che fa anche cappuccini e caffè. Prendo il classico takeaway con tre paninetti ottimi con l’uvetta ed il ginger. Mi scotto immediatamente con il cappuccino, è ad una temperatura impossibile. Porcaccia miseria incomincia a piovere. Ma dico è possibile che devo venire a Sydney a comprare l’ombrello? Mi avvio a piedi verso il centro, seguendo un percorso che mi sono segnato sulla piantina che mi hanno dato in ostello. Passo per dei giardini. Qui invece di avere i piccioni hanno una specie di tacchini che razzolano nei giardinetti. Arrivo al Queen Victoria Building. Centro commerciale realizzato in un palazzo vittoriano appunto dedicato alla regina Vittoria che lo inaugurò. Nel seminterrato ci sono tantissimi chioschi di ristoranti tipici di varie nazioni: tay, turca, greca, giapponese, coreana, indiana….tutte tranne italiana. Vedo due ragazze asiatiche mangiare alle 9 di mattina una cosa che sembra riso con frittata condita da spinaci o una verdura che sembrava tale. Ho i piedi zuppi dopo aver girato un po tutto il centro e tenendo come punto di riferimento la torre mi allontanavo sempre più. Opera House, il ponte, incomincio a vedere un po tutto. Sono le prime ore del pomeriggio torno in ostello i miei piedi galleggiano. Dormo un po, mi ci voleva. MI sveglio e mi rifaccio una doccia. Qui succede una cosa che resterà, come tante altre, nella mia mente per sempre. Io non sapevo cosa significasse mix room, ma manco me lo avevano detto che la mia era una mix room. Le MIX ROOM sono stanze in cui ci sono uomini e donne. Io mi stavo tranquillamente asciugando, nudo, dopo la doccia, sento aprire e chiudere la porta, pensando che fosse uno degli ospiti (maschi) non mi sono curato più di tanto di coprirmi. Ad un certo punto mi sento battere sulla schiena mi giro era una ragazza. Io mi copro immediatamente. Lei si voleva presentare, era la ragazza che occupava il letto dall’altra parte della stanza. Il fatto è che mi voleva dare la mano…io per non essere cafone con una mi son coperto le parti intime…con l’altra ho risposto al saluto. Esco per la cena., di cucinare in ostello nun se ne parla, la cucina è un luogo da evitare se si tiene alla salute. Esco mando sms, mail e telefono. Molta gente mi è vicina in questo momento, mi fa piacere. Mi faccio una birra in un pub e vado a letto. Leggo ascolto musica e dormo.

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