Forse le Brigate Rosse avevano ragione.

Ammetto che il titolo è forte, provocatorio ma sinceramente per l'esperienza che ho vissuto devo dire che un pò mi ci ha fatto pensare. Breve riassunto.
Come ormai troppi italiani, anche io mi trovo ad affrontare la mobilità sul posto di lavoro. Mobilità significa licenziamento. Lunedì sera la direzione aziendale ed i sindacati non hanno raggiunto un accordo (l'azienda in cui lavoro voleva carta bianca per licenziare chi diceva lei...assurdo) quindi scatta il mancato accordo e l'uffico del personale ha 120 giorni per mandare le lettere di licenziamento alle persone che sono coinvolte nella procedura di mobilità. UNa di quelle persone sono io. Sono scattati gli scioperi ed io naturalmente ero in prima fila per fa valere le ragioni dei lavoratori. Questa mattina di punto in bianco si presentano due signori che a vederli sembravano due truffatori vestiti come straccioni che al nostro blocco si sono messi a spostare le persone. ecco il riassunto dela conversazione:
io- scusate ma chi siee
il moro- polizia
io- vabè allora se permette si identifichi
il moro- io non mi devo identificare con nessuno
io- vabè allora io sono babbo natale!
il collega del moro- ecco va bene questo è il mio tesserino
io- scusi ma c'è un pezzo di carta che copre la foto può spostarlo per vedere la foto ed il nome e cognome
PUTIFERIO
il moro- lei perchè vuole sapere il nome del mio collega, chi crede di essere mi dia i suoi documenti
io- per prima cosa si calmi e poi mi spieghi in merito a quale legge devo darle i miei documenti
il moro- non urli e on faccia il nervoso e mi segua
io- scusi prima mi dice per che le devo dare i documenti poi se cortesemente mi spiega anche perchè devo seguirla e me lo dice davanti a testimoni
interviene il collega
il collega del moro- lei la deve smettere di urlare e di essere nervoso
io- ma scusi è uno psichiatra per definirmi nervoso o su quale base lo afferma e poi se urla lei perchè non posso urlare anche io
il collega del moro- qui la dovete smettere di fare questo casino qui rischiate grosso
torna il moro- mi segua
io- io non la seguo da nessuna parte
il moro mettendomi un dito in faccia- lei mi segue o la risolviamo in altro modo
io- veda lei cosa vuole fare io sto qui
A quel punto sono intervenuti vari colleghi a calmare le acque.
Questo piccolo racconto anche se scritto non da tutta la sensazione di cruenza e di provocazione che c'è stata fa cmq capire come con metodi ben studiati quei due agenti della digos siano arrivati per provocare e così rompere il blocco dello sciopero. Quegli agenti sono dei lavoratori, dei padri di famiglia e nonostante ciò si sono scagliati contro dei padri di famiglia che stanno lottando per il futruro delle loro famiglie. Non si possono usare quei metodi, soprattutto in quella che viene definita una democrazia, se si usano quei metodi bisogna che ci si creda, che si sia convinti di quello che si fa e mi son tornate in mente frasi che non ho mai approvato come " servo del padrone" o altre, urlate negli anni di piombo ai "questurini". Forse perchè non l'ho mai provato sulla mia pelle non avevo mai capito il significato recondito di quelle frasi, lo sfogo che quelle parole significavano in anni in cui padri di famiglia che lottavano per i diritti dei lavoratori venivano caricati e picchiati dai "questurini". MI spaventa questo! Mi spaventa perchè rivedo nei giorni d'oggi il clima di quegli anni, rivedo l'arroganza di certi elementi delle forze dell'ordine, rivedo l'esasperazione di molti lavoratori.

3 commenti:

ParkaDude ha detto...

Guarda, sono veramente dei cani servi. La cosa che fa piu' schifo e vederli mettersi, appunto, contro altri poveracci.
Ci saranno sempre i reazionari, mi sa.

olivastro ha detto...

Parka che dire.....so opeai anche loro ma lo fanno nel modo peggiore

Anonimo ha detto...

togli il forse..